Cinquant'anni di storia  
 
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Scrivere la storia dell’allevamento di Colfosco significa ripercorrere la storia di casa mia, della mia famiglia a partire dagli anni cinquanta fino ad oggi. 
Il pastore belga, il groenendael in particolare, rappresenta una componente fissa del nostro nucleo familiare potrei dire da sempre. Racconti di mio padre collocano un “lupo nero a pelo lungo”che rispondeva al nome di Wolf, forse non un belga purissimo ma, data l’epoca, la cosa è abbastanza comprensibile, al suo fianco già nel 46/47, a Venezia dove, giovane ufficiale di cavalleria in congedo, abitava con i genitori.
Un secondo groenendael, stavolta regolarmente iscritto, compare tra il 49 ed il 50. Si chiamava Nur e fu il primo regalo che mio padre fece a quella che presto sarebbe divenuta sua moglie, nonché mia madre, coinvolgendola, da allora, in una passione che li ha sempre uniti anche se con approcci decisamente diversi; più legato al mondo delle esposizioni per mio padre (conservo gelosamente alcuni trofei da lui vinti, in esposizioni E.N.C.I., nei primi anni cinquanta); decisamente più familiare ed affettivo quello di mia madre.
Passano gli anni, arriva il 58, i miei abitano a Milano, e contemporaneamente in famiglia arrivano due nuovi ospiti; uno sono io l’altro si chiama Urlo ed è un altro groenendael. Non posso dire di ricordarlo con chiarezza. Ho di lui memorie sfocate, legate più ad immagini singole, a singoli accadimenti che ad una vita vissuta insieme come amici. D’altronde Urlo era il cane di mio padre, il suo compagno inseparabile che lo seguiva ovunque sul lavoro ed in casa. Io e, poco dopo, mio fratello Fabio eravamo per lui due cuccioli da custodire, due beni a lui affidati e da proteggere sempre e comunque.
Passano altri anni, siamo approdati, per ragioni di lavoro di papà, nella capitale d’Italia già dal 62 ed Urlo è sempre con noi. Sta invecchiando, forse un po’ precocemente, e così in casa arriva un cucciolo. Ricordo come se fosse accaduta poco fa la scena del mio primo incontro con Falk.
Non era il suo vero nome, sul certificato si chiamava Ardo Black e, per i più addentro alla storia del P.B., aveva provenienze insigni essendo nipote Navar des Ardennes du Coitron, di Xion e Xwon du Mont Sara, di Xwega e You dell’Infernal  
Pertanto, quanto di meglio all’epoca si potesse avere in fatto di correnti di sangue. Allora, però, a mio fratello ed a me, di cotanta rinomanza genetica importava ben poco. Per noi era solamente uno spettacolare compagno di giochi da dividerci e contenderci. Ricordo che era estate, eravamo a Tezze di Piave, allora bucolico paese immerso nella campagna trevigiana, tra vigneti e campi di mais, a casa dei miei nonni materni, dove, come sempre passavamo le vacanze e papà ci raggiungeva per trascorrere con noi il mese di agosto.
Falk, quell’anno, arrivò con lui e noi lo vedemmo, stupefatti, comparire inatteso da sotto una poltrona del salotto ove si era assopito. Vivo ancora l’emozione, la gioia, l’infantile felicità di fronte allo splendido regalo. Allora nacque, in Fabio ed in me, quell’amore per questi meravigliosi cani che tutt’oggi ci accompagnano. Falk è vissuto con noi per sedici lunghissimi e meravigliosi anni. Con lui sono cresciuto; con lui ho diviso le mie prime esperienze cinofile; con lui ho partecipato alla mia prima esposizione, era l’internazionale di Roma e giudicava l’inarrivabile Tina Violi Gussoni; con lui ha avuto inizio l’allevamento vero e proprio quando gli fu affiancata una dolcissima femmina, Lara del Barco, anch’essa di nobili natali poiché figlia di Naguy de la Baraque de Planches da Gaull du Rock and Roll e di Nelson de Kasenga, figlio di Jarnac de Jamara e nipote di Demon du Chemin des Dames e Dalila des Ardennes du Coitron; con lui, Campione Italiano e Riproduttore,  e grazie a lui, con le sue prime figlie Astrid e Chantal di Colfosco, entrambe proclamate Campionesse Italiane, è iniziata quella  incredibile serie di successi che ci porta, senza soluzione di continuità, ai giorni nostri, con ben otto generazioni di Colfosco alle spalle, a Pelè di Colfosco, detto Tom, proclamato Ch.It. B. nel 2003; con lui e grazie a lui ho imparato, sopratutto, ad amare e rispettare i miei cani, anche quelli che, rimasti a casa per scelta o per necessità, pur magari non rispondendo alle aspettative in loro riposte, non l’hanno, comunque, mai lasciata perché, comunque, amici da rispettare e proteggere e non già merci da cedere e su cui lucrare. 
Voglio precisare una cosa; spesso io adopero la parola “allevamento” e questa può rievocare immagini di lunghe file di canili con decine di cani in essi rinchiusi. Niente di più diverso nel nostro caso. Il nostro “allevamento” è sempre stato il giardino di casa dove non hanno mai albergato più di una decina di cani, i cani di casa, quelli che ti seguono, magari a turno, ovunque, perennemente liberi di fare ciò che preferiscono. E’ sempre stato così e, per quanto mi riguarda, così sempre sarà. 
Ma torniamo alla nostra storia che tratterò non già in maniera diffusa bensì cercando di focalizzarne i punti salienti seguendo un percorso cronologico che ci porti di generazione in generazione da Falk a Tom.
Dopo Falk e Lara, che producono alcune interessanti cucciolate, entra in allevamento Ch. R. Wolf.
E’ un fratellastro da parte paterna di Lara e per lato materno riporta alcuni importanti cani di allevamento italiano tra cui spiccano Ch. Chandra del Tempestoso, Ch. Ralph etc.
Wolf viene utilizzato frequentemente, in stretto inbreeding, sulle proprie nipoti.
Dei suoi figli cito solamente Ch. It. Hunkey di Colfosco detto Mago. Mago, trattenuto in allevamento,  nasce per lato materno da Kindouche di Colfosco, una delle figlie della coppia capostipite; era un cane al limite superiore della taglia, di grande sostanza e tipicità fornito di un mantello  eccezionale.
Più o meno contemporaneamente, per una scelta obbligata di rinsanguamento, viene acquistata, dal Baletti, Mousette della Xwenska. Luna, così fu chiamata in famiglia, prese nel mio cuore il posto lasciato da Falk.    
All’epoca, erano i primi anni ottanta, frequentavo, presso l’università di Parma, la facoltà di Medicina Veterinaria. Lei, fedele compagna, ha trascorso quegli anni al mio fianco sino a che qualche cacciatore idiota, nel futile tentativo di combattere i cosiddetti “nocivi”, non ha sparso bocconi avvelenati nel podere ove, quotidianamente mi recavo per accudire i miei cavalli.
Coperta una prima volta da Mago diede alla luce, tra gli altri, Baruffa di Colfosco che rimase in allevamento vivendo in simbiosi con la madre, come si suol dire due corpi ed un’anima.
Luna e Baruffa furono, entrambe, successivamente accoppiate ad uno stallone senza affisso, Alex, di proprietà del Sig. Carta di Parma. Alex, figlio di Ch. It. Orlof du Clos du Razè e di Ch.It. Noire de Jamara, era uno maschio di taglia al limite superiore, elegante e di grande temperamento. Selezionato SchH1, era brevettato come cane da soccorso ed operava per la protezione civile.           
Tenni per me due giovani femmine; Shiba figlia di Luna e Ross nata da Baruffa.
Entrambe ebbero una notevole carriera espositiva. Shiba si distinse maggiormente ottenendo il titolo di Ch. It  B. e, successivamente, quello di Ch.R. in un periodo in cui, in classe lavoro, in raduno, ci si trovava a concorrere con 10 o 12 cani alla volta e non, purtroppo, come oggi dove il gruppetto degli “eletti” è decisamente sparuto.
Entrambe si sono riprodotte dando alla luce un considerevole numero di soggetti titolati soprattutto considerando che tutte due, così come ogni altra femmina di mia proprietà, hanno avuto solo tre cucciolate nell’arco di tutta una carriera come fattrici.     
Nel 1987 acquistai da M.me Dousseau, affisso du Mont Jolibois, su consiglio di M.me Aubry, il primo tervueren che fosse mai entrato in casa Fioravanzi: Crack du Puits d’Ombelle. Era figlio del conosciutissimo pluri Ch. Athos des Hauts de Bievres (Ch R.E. Sam Douce Plaine x Ch. R.E. Toasty du Chemin des Dames) e di Ch.Mond. Fr. R.E. Sweet du Mont Jolibois (S.R. Maja du bois du Tot x S.R Olenka du Chemin des Dames).
Crack fu un cane unico soprattutto dal punto di vista affettivo. Amico dolcissimo, crebbe in casa, all’epoca vivevo in un appartamento. Con lui ho gareggiato moltissimo e vinto altrettanto. Purtroppo l’ho perduto in modo assurdo ed ancora oggi è una ferita non, completamente, rimarginata. In quello stesso anno, correva il 1989, nasceva mia figlia, Martina.
Crack, purtroppo, si riprodusse solo due volte; la prima con Ch. Shiba di Colfosco da cui nacquero Ch. Akastor di Colfosco e sua sorella Ch. Andromeda; la seconda con Ross da cui nacque Ch. It. Crack – G di Colfosco detto Ruud affidato al Sig. Spotti Antonio. Tramite quest’ultimo, similissimo al padre, la corrente di sangue di Crack è ancora viva nei nostri cani.
Shiba, la fattrice sulla cui discendenza si basa oggi l’allevamento ebbe, oltre a quella già citata con Crack, altre due cucciolate;
la prima con Ch. It. Eros di Valdaro (Ch. Tim de Lespaze x Ch. Ronda di Valdaro) da cui nacquero Ch.It. B. Eowin, Ch. R. Elwing e soprattutto Ch. It. Soc. Eldar di Col fosco imbattuto in carriera e vincitore del B.I.S al Camp. Soc. di Lodi ove giudicava M.me Berton Sarlat;
la seconda con Ch. Nl. Deutsch. Mond. S.R. Towie van Hastrita Hof, tervueren acajou, di cui ricordo Ch. It. Soc.  Felagund e Ch. It. Soc. Fingolfin di Colfosco.
Nel frattempo, prima della scomparsa di Crack, era arrivato in allevamento un secondo tervueren.       
Era un maschio di otto anni, sabbia, estremamente tipico, mediolineo, con ossatura possente ed una tempra eccezionale, senza affisso ma con una genealogia particolarmente interessante poiché completamente “estranea” a quelle normalmente reperibili. Si chiamava Fulmine ed era figlio di Fumo della Bassana e di Jala di Vildor; recuperava il sangue di cani, quali Ch. Viro di Vildor, Ch. Lighting, Ch. Unico ed Africa di Valdaro, altrimenti perduto e permetteva un outbreeding estremamente stimolante poiché collegabile, in futuro, con i prodotti di Shiba per Ch. Eros di Valdaro la cui genealogia materna (Ronda di Valdaro) era, parzialmente, sovrapponibile.
Usato anche dagli allevamenti del Corsaro Nero e di Valdaro presso di noi ha prodotto, tramite una fattrice fulva acajou, affidataci temporaneamente, tale Nelly dello Zar nata da Gringo van Hastrita Hof (Mambo des Hauts du Bievres x Anousjka van hastrita Hof) e Datcha of the Two (Zaki of the Two x Zeres of the Two), Ch. R. Bijorn di Colfosco e, soprattutto, Ch. It. Int. Soc. SchH2 S.R. Capb Boris di Cofosco. E’ vissuto a casa di mio padre sino all’età di quattordici anni.    
Dopo la morte di Crack, per sostituirlo come stallone, acquistai, dall’amico Balzo, il tervueren Ch. It. Int. Aut. BDS Quartalex dello Zar. Soggetto piuttosto piccolo, estremamente armonico, con una splendida testa elegante e cesellata, dotato di un grande carattere, visse presso di noi una nuova carriera espositiva ricca di successi. La scelta era caduta su di lui perché, figlio di Ch. It. Dax von Nauenhof x Lady dello Zar, sorella di Nelly, permetteva di lavorare in inbreeding sulla corrente Hastrita Hof di cui stimavo struttura, tipicità e colori e di cui mi ero innamorato dopo aver ammirato, in occasione della mondiale, lo stupefacente Akastor van Hastrita Hof .
Purtroppo tale strada non fu mai realmente percorsa poiché Quartalex, dopo circa un anno e mezzo dal suo arrivo cominciò a presentare degli attacchi epilettici che ne sconsigliarono l’ulteriore uso come riproduttore. Unica sua figlia che amo ricordare è Ch.It. Darling di Colfosco, figlia di Ross di Colfosco, brevettata schH1 a dodici mesi e mai impiegata come fattrice, pur sanissima, perché sua figlia.
Entrambi sono vissuti presso di noi molti anni spegnendosi per vecchiaia.        
Nel frattempo era stato mantenuto in allevamento il ben conosciuto e già citato Ch. Boris di Colfosco. Boris era un soggetto di media taglia, come il padre, con una testa ben cesellata ed un mantello di ottimo colore fulvo carbonato intenso ma non molto opulento. Dotato di un carattere formidabile, che lo ha portato ad ottenere il secondo brevetto, ha avuto un’interessante produzione sia in Italia che all’estero. Tra tanti che hanno ben figurato desidero ricordare Ch.It. Galadriel - G di Colfosco e sopratutto Ch. It. Soc. Gandalf - G di Colfosco padre di Tom. Boris, cane forte ed autoritario, capace di aprire porte e chiavistelli (capacità che ha curiosamente trasmesso ai propri figli e nipoti) per desiderio di libertà ha pagato con la vita questo anelito. Fuggito una volta di troppo, insieme ad altri tre compagni, ha incontrato sul proprio cammino i soliti scellerati distributori di esche avvelenate.    
Gandalf, affidato all’amico fraterno Jemmi Paolo, era figlio di Boris e di Elwing di Colfosco (Ch. Eros di Valdaro x Ch. Shiba di Colfosco) e quindi rappresentava il riuscito prodotto di quel ricercato inbreeding sulle linee Valdaro sopramenzionato; cane di taglia al limite superiore, fornito di un bella testa cesellata e di un ottimo mantello non è stato sfruttato, come stallone, quanto avrebbe meritato.
Siamo nel 1992, nasce il nostro secondogenito, Jacopo, e nascono anche, da Shiba e multi Ch. Towie van Hastrita Hof,  Ch.Felagund - G, affidato al Sig. Luciano Dall’Oglio, abile “costruttore” del sito che state visitando, e Ch.Fingolfin – G di Colfosco detta Greta rimasta in allevamento.
Greta si è riprodotta tre volte. La prima con Ch. It Crack – G di Colfosco. Da questo accoppiamento nacque una splendida cucciolata di soggetti tutti eccellenti in esposizione.   
Rammento Mistral - G, Marylin - T, Margot -G e Melody - G. Margot ceduta da cucciola, dopo varie peripezie che la portano a cambiare proprietario tre volte in meno di dodici mesi, viene da noi riacquisita e tutt’oggi vive con noi; Melody ceduta al Prof. Lino Saccani, ineffabile amico di gioventù, è la madre di Tom.  A livello di curiosità per i più tecnici nacque anche un sesto cucciolo maschio, non denunciato perché nero focato (tipo dobermann).
Una seconda cucciolata nasce da Oscar – T di Colfosco un figlio di Boris. Di quella cucciolata ricordo solo e con dolore Navar - T di Colfosco. Ray, così fu chiamato da mio figlio Jacopo che lo aveva fortemente voluto tenere per poter crescere un cane “tutto suo”, ammalato della stessa voglia di vagabondaggio di suo nonno e di suo padre si è perso, all’indomani del suo debutto in esposizione, all’internazionale di S. Marino, su di una strada della bassa parmense nei fari di un’auto assassina.  
La terza ed ultima la ha avuta da un amore fugace ed indesiderato con suo nipote Tom.
Ne è nato un unico cucciolo, Quidditch di Colfosco, due anni fa. Quid, che alla nascita presentava, alcuni problemi di salute, fu subito “adottato” da mia figlia Martina che lo ha eletto a suo cane personale. Divenuto uno splendido cane Quidditch ha debuttato nel 2003 al Raduno di Bagnoli ottenendo la qualifica di Ecc. 1° in classe giovani promettendo così di proseguire negli allori ottenuti dalla otto precedenti generazioni dei suoi avi.
Siamo giunti, quasi alla fine di questa storia, alla terz’ultima generazione di Colfosco.
Melody, coperta da Ch. Gandalf , da la luce al terminale del nostro racconto e cioè Tom che, ceduto da cucciolo, rientra in allevamento all’età di venti mesi poiché, per ragioni familiari, i precedenti proprietari non potevano più tenerlo. Si lega immediatamente e indissolubilmente a mio figlio Jacopo, penso sia l’unico dei cani che ho posseduto che preferisce qualcun altro al sottoscritto, e di cui diventa il compagno di giochi e l’austero protettore.
Margot, dopo una prima nidiata avuta da Oscar di Colfosco e di cui ho perso completamente le tracce, si riproduce una seconda volta nel 2001 accoppiata, questa volta volutamente, in stretto inbreeding, con Tom, figlio della sorella Melody. Di questa cucciolata due giovani femmine sono rimaste a casa, Query e Quikly di Colfosco.     
Ch.It. B. Pelè di Colfosco, alias Tom, come detto, rappresenta la fine di questo lungo racconto ma, nello stesso tempo, è anche l’inizio di una nuova favola che è già iniziata con i suoi figli e che, spero, proseguirà a lungo grazie alla passione che ancora mi anima e che ho trasmesso ai miei ragazzi.         
Portandoli alle esposizioni, guardando i loro occhi nervosi, sentendo la loro agitazione prima di entrare nel ring, assaporando la loro gioia dopo la vittoria “dei loro cani” rivivo le sensazioni di tanti anni trascorsi calcando i ring di mezza Europa.
Ascoltando l’abbaiare furioso dei cani in cortile che spaventano l’improvvido passante sbucando all’improvviso dalla siepe; ascoltando gli ultimi cuccioli, nipoti di Tom, uggiolare gioiosi nel prato lanciati all’inseguimento di chissà quale preda; osservando le code allegre e piumose di Quidditch e della Margot passare e ripassare sotto le finestra del portico sperando che qualcuno compaia per giocare con loro; guardando gli occhi vecchi e stanchi di Greta accucciata qui accanto ritornano alla mente tanti ricordi, tanti amici dagli orecchi aguzzi ed i nasi umidi con cui ho diviso questi anni e di cui magari non ho parlato perché non “utili” alla storia appena narrata ma che comunque tanta parte hanno avuto nella mia vita.
La storia è finita ed è già ricominciata ma prima di terminare voglio ringraziare tre “figure” molto importanti: mio padre che questa grande passione mi ha trasmesso, mia madre che questa grande passione ha sopportato permettendoci di coltivarla e un vecchio cane di tanti anni fa che mi ha insegnato ad amare e rispettare tutti i cani che lo hanno seguito.

 

Le foto presenti nel sito sono tratte dal libro "I pastori belgi" di Fabio Fioravanzi
edito da De Vecchi editore SPA. Milano 1993



 
 

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